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COME SI COSTRUISCE UN CAMPIONE EUROPEO DI CROSS?

Quel è il lavoro che c’è dietro alla costruzione di un oro europeo? Lo abbiamo chiesto a Nerio Gainotti, tecnico d’eccellenza di Safatletica che ha formato, insieme a Flavio Schiavino, il neo Campione Europeo a Squadre di Cross Pietro Arese.
Nerio ancora oggi fa parte dello staff tecnico di Pietro, è per questo che ci siamo fatti raccontare qualcosa di più sul suo lavoro e il rapporto con il mezzofondista d’oro.

Nerio, cos’hai provato nel vedere il tuo Pietro Arese correre a braccia alzate incontro alla Sabbatini che stava sprintando verso  l’oro continentale?
La soddisfazione e la gioia di veder concretizzarsi una medaglia, tra l’altro la più pregiata, è stata veramente importante perché si pensava che l’Italia potesse avere un posto di rilievo per una medaglia, ma onestamente credo che nessuno di noi pensasse, se non come desiderio, di poter vincere. Ne abbiamo ancora parlato venerdì e l’idea era quella di riuscire ad arrivare al podio.

Da quanto tempo lavori con Arese e com’è cambiato l’atleta in questi anni, non solo fisicamente?
Io alleno Pietro dal 2015 e l’ho seguito fino a quando non si è trasferito a Varese. Nel primo anno in Lombardia abbiamo lavorato insieme ancora abbondantemente poi mi sono concentrato solo più sulla preparazione atletica in coordinamento con lo staff che piano piano è andato a crearsi quell’anno.
Ci siamo incontrati la prima volta quando, da cadetto, correva per l’Atletica Settimese. Ero da poco entrato in Safatletica e con il presidente Ivo Marco andammo a Volpiano al Cross di fine anno del 2014 dove correva appunto questo giovane promettente. Non fu una grande gara, arrivò 10° se non ricordo male. Fino a quel momento lo aveva allenato il collega Flavio Schiavino, ma dal 2015 abbiamo cominciato a lavorare in sinergia utilizzando a fondo anche le mie competenze nell’ambito della programmazione, dell’allenamento, della metodologia e della preparazione atletica.
È stato un progetto a 360 gradi che ha curato non solo la parte tecnica, che nel mezzofondo frequentemente viene un po’ sottovalutata, la parte di forza e del lattacido, ma abbiamo speso molto tempo anche nella costruzione della forza mentale utilizzando tecniche di meditazione e concentrazione tramite training autogeno.
In Pietro si intravedeva sicuramente un talento emergente di assoluto valore nonostante fosse un fuscello di 60 chili, ma era tutto da costruire. Questo lavoro è stato sicuramente favorito dalla sua straordinaria capacità di apprendimento e di concentrazione. Non è un caso che si sia laureato in ingegneria in tempo nella Triennale, mentre stava compiendo questi progressi eccezionali nello sport.
Nei primi anni abbiamo deciso, insieme a Flavio e ovviamente insieme a Pietro, di concentrarci molto sulle siepi che presuppongono una capacità di costruzione della resistenza muscolare molto superiore alle discipline più veloci degli 800 e 1500. Quindi, in realtà, Pietro è stato principalmente un siepista per tre anni e poi ha avvicinato i 1500 come seconda specialità che nel tempo è diventata la prima.

Di quale parte specifica dell’allenamento ti occupi attualmente?
Per Pietro mi occupo della preparazione fisica, organizzo i programmi di allenamento per la forza fissando due o tre volte l’anno dei test che ci servono per pianificare e adattare i carichi per tutto il periodo.

Dove può arrivare Arese?
Questa è una bella domanda. Molto dipenderà da lui, credo che abbia il complesso di qualità fisiche, tecniche, psicologiche, volitive e organizzative per fare il record italiano assoluto che appartiene ancora a Gennaro di Napoli e risale al millennio scorso. Ho la sensazione che con la giusta dose di fortuna, una buona competenza e tutte le risorse sfruttate al meglio, Pietro possa scendere sotto i 3’30 entrando così nell’elite mondiale. Teniamo presente che il record mondiale di Roger, anche quello degli anni 90, è un 3’26” e rotti.
Se pensiamo che oggi medaglie e vittorie olimpiche stanno intorno ai 3’28”, 3’29”, potrebbe anche farcela.
Trasformare questo “potrebbe” in un “farà” è ovviamente molto difficile, però il motore è sicuramente ottimo e le competenze tecniche a disposizione di elevatissimo profilo, quindi le speranze ci sono.

Oggi c’è qualcuno che potrebbe calcare le orme di Pietro?
Avere la fortuna di trovare e allenare un atleta come Pietro non è da tutti, poi tu ci devi mettere molto del tuo, soprattutto per non rovinarlo. Però non è che ne capitano tutti i giorni. In questo momento ci sono un paio di ragazzini brillanti, uno dei quali sembra avere un discreto complesso di talenti. Perché non basta quello fisiologico o quello tecnico, non basta un talento, bisogna avere una summa di talenti, almeno potenziali, che possano poi esprimersi.